Intervista al dottor Armando De Vincentis, psicologo e psicoterapeuta. Il ricordo di Piero Angela consegnato a chi lo ha conosciuto e sviluppato, assieme a lui, progetti che contrastassero le pseudoscienze. Esclusiva di CosmoPolis
Dottor De Vincentis, qual è il suo ricordo di Piero Angela?
"Di una persona fantastica. Di un uomo umile e mite. Di un grande sostenitore dei giovani e delle loro prospettive. Potevi restare a parlare con lui per ore senza annoiarti...".
Come vi siete conosciuti?
"Lo conobbi più di vent'anni fa, in occasione di un libro presentato a Roma: all'Università di Tor Vergata. Come direttore della collana Scientia et Causa proposi, assieme ad altri amici e studiosi, una pubblicazione sulle fobie inerenti la somministrazione dei vaccini. Sull'inesistente relazione tra vaccini e autismo, per esempio. E sulle derive insite nelle cosiddette pseudoscienze".
Piero Angela, a proposito di pseudoscienze, fu tra i fondatori del CICAP (Comitato Italiano Controllo Affermazione Pseudoscienze).
"Sì, è proprio cosi. Il CICAP fu fondato nel 1989. Piero Angela fu, sin da subito, un faro per tutti noi. Ci spronava ad una divulgazione scientifica seria e sobria. Che non cedesse ai richiami della foresta. Alle sirene delle fattucchiere. Il metodo scientifico è, per prima cosa, analisi razionale. Ragionamento basato sui fatti e non sulle congetture fantasiose".
Nella veste di saggista scrisse per la sua collana, e per la vostra casa editrice - C'era una volta Edizioni -, un libro sul giornalismo pseudoscientifico. Libro per il quale lei ha curato la prefazione.
"Per me fu motivo di grande orgoglio. Scrivere la prefazione ad un libro di Piero Angela non è cosa di tutti i giorni. Ricordo le ore passate al telefono con lui. Mi chiamava e iniziava a parlare di progetti, di idee da sviluppare. Aveva un tale amore per il futuro che finiva con il coinvolgerti".
Avete mai parlato del perché il giornalismo scientifico è un genere che non ha mai avuto particolari fortune in Italia?
"Si, a volte abbiamo toccato il tema. Lui era un giornalista per cosi dire anglosassone, persuaso dai fatti più che dalle opinioni. In Italia, invece, le opinioni soverchiano molto spesso i fatti. Utilizzano gli stessi per fini strumentali. E il giornalismo scientifico senza la verifica delle fonti, il racconto dei fatti, praticamente non esiste...".
Quando è stata l'ultima volta che l'ha visto o sentito?
"Ci siamo sentiti telefonicamente un anno fa. Dovevo partecipare ad un convegno assieme a lui, ma all'ultimo momento decisi di restarmene a Taranto. Mi contattò chiedendomi cosa fosse successo? Come mai avessi disertato l'appuntamento? Aveva una rara sensibilità, tipica dei grandi uomini. Sapeva ascoltare. Prendersi cura del prossimo. Considerava la vita la più straordinaria delle avventure. Guai, ammoniva, a sciuparla...".