Per il Segretario nazionale Fim Cisl la situazione sta degenerando evidenziando come il siderurgico più grande d’Europa sia fermo, scaricando i costi di questa inefficienza sui lavoratori
Si è conclusa poco fa a Taranto, la riunione convocata da Acciaierie D’Italia con le organizzazioni sindacali. L’azienda ha comunicato i nuovi assetti di marci dello stabilimento siderurgico ionico. “Come era prevedibile, è stato comunicato un pesante ridimensionamento della produzione a partire dall’11 luglio fino al 31 agosto. Questo a seguito della fermata dell’Altoforno n.2 finalizzata ad effettuare una serie di attività di ripristino sullo stesso impianto, a partire dallo shoot creet per il rivestimento refrattario interno”. Dichiara in una nota il Segretario nazionale Fim Cisl Valerio D’Alò.
Oltre a causare un calo della produzione, il fermo dell’altoforno fermerà anche l’Acciaierie 1, il Laminatoio a freddo il Decatreno, il Decapaggio, Zincatura 1 e Zincatura2 a partire dal prossimo 25 luglio , mentre il Tubificio ERW dal 18 luglio al 31 luglio, contemporaneamente il Treno lamiere , PLA/2 e Treno Nastri2 subiranno rallentamenti sulla base degli Altiforni.
Acciaierie D’Italia ha informato le sigle sindacali dell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale per un massimo di 2500 lavoratori, come previsto dalla procedura di Cigs approvata dal Ministero del Lavoro senza accordo con i sindacati.
“Quanto comunicato oggi, non è altro che la conferma della gestione fallimentare del Gruppo Acciaierie D’Italia a dimostrazione di quanto avevamo dichiarato più volte in questi mesi, anche nell’ultimo incontro ministeriale e cioè, che non si sarebbero mai raggiunti in queste condizioni i 5, 7 mln di tonnellate entro fine anno e che quindi, i lavoratori in cassa invece di ridursi sarebbero aumentati. - Sottolinea D’alò - Stessa sorte si profila per il sito di Genova che vedrà pesanti fermate dell’impianto. L’azienda ha sempre smentito ma oggi ha dovuto fare un passo indietro e confermare quello che noi andiamo dicendo da mesi”.
Per il Segretario nazionale Fim Cisl la situazione sta degenerando evidenziando come il siderurgico più grande d’Europa sia fermo, scaricando i costi di questa inefficienza sui lavoratori.
“Avevamo l’impegno dei due ministri, del Lavoro Orlando sulla partita degli ammortizzatori e del mancato accordo con le organizzazioni sindacali e dello Sviluppo Economico Giorgetti sulla vertenza, in particolare sul rinvio di due anni dell’ingresso dello Stato a maggioranza tramite Invitalia nella nuova società, su cui ci aspettiamo delle risposte, nel più breve tempo possibile. - Conclude D’Alò - Non possiamo permetterci che passino due anni in queste condizioni di logoramento, dove continua a deteriorarsi la capacità produttiva del sito e del Gruppo, con conseguente aumento dei lavoratori in cassa e condizioni di sicurezza precarie. Il Governo è ora che ci dica seriamente cosa intende fare, questa situazione non è più accettabile”.