Fincantieri vuole investire a Taranto

Fincantieri vuole investire a Taranto

Il maggior gruppo navale europeo guarda ai bacini del capoluogo jonico per le tante commesse di lavoro che acquisisce in giro per il mondo. La Marina Militare mostra più di qualche titubanza. Il ministro Guerini presto si occuperà della vicenda. Una reiterata proposta di CosmoPolis potrebbe finalmente vedere la luce. E una certa idea di giornalismo, agenzia territoriale per il progresso economico-culturale, trionfare nonostante tutto

 

Fincantieri guarda con crescente interesse a Taranto. Ai suoi bacini naturali. Alle sue storiche vocazioni produttive. Ai suoi enormi spazi per dare risposte alle tante commesse di lavoro che acquisisce in giro per il mondo. Al suo clima mite dieci mesi all’anno. Dopo la mancata acquisizione del sito francese – Chantes de l’Atlantique (ex Stx) – per evidenti violazioni delle norme europee antitrust, dopo il dietrofront dei cugini transalpini, sempre uguali a se stessi, sciovinisti un tanto al chilo, la società triestina si sarebbe convinta ad investire nel capoluogo jonico. Riportando la cantieristica navale lì dov’è nata quando Taranto, ancor prima dell’avvento dell’acciaio, offriva già un contributo prezioso alla navalmeccanica italiana. Giuseppe Bono, amministratore delegato del più importante gruppo navale d’Europa, avrebbe predisposto anche un Piano industriale ad hoc. Più di 1000 assunzioni per i primi tre anni di attività, poi si vedrà il da farsi. Bono è interessato ai bacini in Mar Piccolo, quelli ubicati nel vecchio arsenale della Marina Militare, per costruire navi da crociera e yacht per facoltosi oligarchi russi. Per dotare la Marina americana di portaerei ultramoderne. C’è da superare però le resistenze dei nostri vertici militari, che non vogliono cedere a cuor leggero tali aree. Dell’argomento è stato interessato anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Staremo a vedere. Sarebbe un vero peccato arroccarsi su posizioni di sterile conservazione dell’esistente. La Marina Militare deve poter essere un’opportunità per la città, non un suo limite invalicabile. O, peggio, una camicia di forza fatta indossare controvoglia alla stessa. Nel Sud che muore, del quale in pochi parlano, Fincantieri che intende ripartire da Taranto è notizia da accompagnare con tanto di titoloni sui giornali.