Voglia di candidarsi saltami addosso. Le difficoltà dei partiti - e dei movimenti - nel reperire nominativi a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste. La politica, che inizia e finisce dinanzi ad una Gruber o una Bianca Berlinguer qualsiasi, non esercita più alcun fascino. Siamo ai titoli di coda della libertà tra diversi
Non è un Paese per candidati il nostro. In un'Italia macchietta di se stessa, la politica è attività per sfigati. Per quanti al talento da tirare fuori preferiscono il reddito di cittadinanza. La pacca sulle spalle al merito (meritate gente, meritate... per dirla con le parole di Marcello Veneziani). Sedere in Consiglio comunale invece che recarsi a lavorare, sempre che un lavoro ce l'abbiano. Per gli ultimi che un giorno saranno primi nell'eterna disputa degli opposti che si rincorrono e si sorpassano. Meglio tenersi a distanza da un sistema che sistema i soliti noti senza saper fare molto altro. Più sensato lasciare la scena ad altri. L'asticella della tenuta democratica si è abbassata di parecchio nel frattempo: da Quota 100 siamo passati a Quota 32. Con l'una vai in pensione, forse; con l'altra stacchi il biglietto con vista mare su Palazzo di Città, se ti va bene. Non c'è lista elettorale senza 32 nominativi pronti a correre per la carica di consigliere comunale. No lista, no party. No party, nel senso di festa, di bivacco, e non di partito come la tradizione anglosassone insegna, addio sogni di gloria. Il tempo sta per scadere. Sabato 14 maggio, per le ore 12, i partiti - o quel che resta degli stessi - dovranno svelare i nominativi sui quali puntare. Lasciare intravedere la classe dirigente cittadina per gli anni a venire. Si corre da una parte all'altra. Il più delle volte a vuoto. Si cerca di convincere chi si vuol far convincere alla fine. Si passano in rassegna i carichi pendenti dei profili possibili. Si fanno conteggi con la calcolatrice del cellulare. A me quel candidato, a te quell'altro. I conti non tornano. Di riempitivo in riempitivo la partecipazione è divenuta una coperta troppo corta. Di candidati in giro ve ne sono sempre meno. Meglio i talk show alla democrazia assembleare. La politica inizia e finisce lì. Dinanzi ad una Gruber o una Bianca Berlinguer qualsiasi. Cioè: non inizia perché finita da tempo. Da quando la presentazione delle liste era una mera formalità. La festa della libertà tra diversi. E non la corsa affannosa verso il nulla.