C'è un Cassano (Massimo) di sinistra. Uno di destra. E un altro di centro. Non cambia assolutamente nulla. Anche se gli eredi di Togliatti e il Giornalista Collettivo vorranno farvi credere il contrario. Attenti ai fotta compagni. Nascondono le loro brutture indossando gli abiti dei radical chic
C'è un Cassano (Massimo) per tutte le stagioni. Stagioni politiche più che climatiche. Con la temperatura ideologica a segnare il grado di fusione - e di passaggio - tra lo stato s(t)olido a quello liquido della politica purchessia. Il Cassano berlusconiano. Il Cassano sinistro sodale di Michele Emiliano. Il Cassano centrista alla ricerca di un centro di gravità permanente. Il Cassano passato nel frattempo all'Azione dell'Italia Viva di Calenda e Renzi. Tutte varianti di uno stesso schema. Canone inverso di chi rimane fedele a se stesso. Il tanto poco riconducibile all'uno, nessuno e centomila. Al purchessia che, acclarata l'assenza di giudizio e idee, diviene pur sempre l'unico bastione disponibile. Quello attraverso cui cercare riparo. Metti Cassano... recitava un divertente slogan politico di qualche anno fa, pensato da furbi e svegli ragazzotti baresi con la fregola della comunicazione pubblica. Con il marketing levantino in perenne bilico tra significati e significanti. Ecco, il punto è proprio questo. Al di la di qualsiasi scienza della politica. Di qualsivoglia trattato di etica pubblica (non ce ne voglia Spinoza). E disquisizione logico-comunicativa. Se a mettere Cassano è la sinistra, sono i compagni e i fotta compagni, va tutto bene. Se a farlo, invece, dovessero essere tutti gli altri della geografia politica e costituzionale, si griderebbe allo scandalo. Passano i decenni, la storia si trasforma, i virus minacciano l'umanità, l'imbecillità avanza a grandi falcate, la Meloni si appresta a divenire primo ministro in Italia, ma l'ipocrisia e il doppiopesismo del vecchio Partito Comunista resistono. Il fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te, uno dei migliori lasciti di Palmiro Togliatti alle dottrine politiche del nostro Paese, è un mantra che non conosce età. Un vizio incistato nella carne viva della nostra democrazia giudicante. Cassano, noi di CosmoPolis, non lo metteremmo mai. Da nessuna parte. Alla presidenza dell'Arpal. In uno dei due rami del Parlamento. Alla riunione condominiale. Perché se metti Cassano, se decidi di sacrificare il progetto per il consenso, il ragionamento per il chiasso sgrammaticato, si abbia poi almeno la decenza di tacere. Da sinistra a destra, passando per il centro...
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