Donate delle mozzarelle, questa mattina, ad infermieri ed ammalati del reparto Infettivi dell'ospedale Moscati. Il gesto di un giovane uomo che ci ricorda una vecchia intervista concessa da uno dei più grandi scrittori spagnoli viventi: Javier Cercas
Esisteva un modello Italia ancor prima che imperversasse nelle nostre vite il coronavirus. Uno schema comportamentale che si traduce in un certo modo di stare al mondo. Unico. Diverso da tutti gli altri popoli che abitano il pianeta. Qualcosa che attiene una particolare eleganza che fa il paio con un’idea alta di solidarietà. Una gentilezza a tratti commovente. Una scaltrezza di pensiero e una fantasia nel gesto mai banale. Anche quando la virtù si traduce in vizio, in azione da piccolo cabotaggio. Italiani brava gente? Forse. Può darsi. Anche se le definizioni imperiture un po’ rischiano di salirti sulle scatole con l’incedere del tempo. Ricordo un’intervista che lessi qualche anno fa, concessa da uno dei maggiori scrittori spagnoli viventi: Javier Cercas. Mi colpì un suo pensiero, a propositi di noi italiani. “A voi cugini latini invidio diverse cose. Il vostro buon cibo, l’alta qualità della vita, la moda di un Armani e di un Valentino. Ma ciò che vi rende straordinari, e per molti versi irripetibili, è la ricchissima rete di solidarietà, di associazioni no-profit pronte a farsi avanti nei momenti di difficoltà collettiva”. Quel ragionamento, lo ammetto, m’inorgoglì non poco. Perché è vero, perché mi ci ritrovo. Perché identifica un popolo: il mio, il nostro. Questo ampio preambolo fa da contraltare, da apripista logico ad un episodio che si è verificato questa mattina. Prima dinanzi all’ospedale Moscati. E poi su, all’ingresso del reparto Infettivi. Un giovane tarantino ha donato mozzarelle di una nota azienda del settore caseario ad infermieri ed ammalati. Un piccolo grande gesto. Un atto d’amore, nel momento più buio che la Storia potesse riservarci. L’unicità di pensare ad altri anche quando pensare solo a se stessi non rappresenta un reato. La philia raccontataci da Aristotele. Un tratto dell'animo umano che mi ha fatto pensare a quella intervista a Javier Cercas letta alcuni anni orsono. E anche commuovere non poco...